Dopo mesi e mesi di silenzio, su questo blog, è il momento di riaprire le porte. E quale migliore porta se non quella verso l’oriente, visibile a pochi chilometri dall’Europa attraverso lo stretto di Gibilterra.
Appena atterrati, e per tutto il soggiorno, siamo sommersi da una cappa di calore che raggiunge a tratti anche i 45 gradi. L’aria porta in sé un miscuglio di odori vicini all’ambra e allo zenzero, rimane staticamente e perennemente calda. Quando dicono che a luglio siamo in low season, hanno ragione, anche se la temperatura è esageratamente high. (continua sotto)
Atterriamo un giorno in ritardo, visto i problemi delle compagnie aeree dell’ultimo periodo. Preso il primo taxi che ci porta dall’aeroporto all’hotel.
Incrociamo decine e decine di macchine che trasportano in sella o in gabbia pecore vive. Pensando che sia un metodo di baratto fra contadini, proseguiamo per l’hotel. L’interscambio illusorio, quasi da noi romanzato, si trasforma l’indomani in una nuda e cruda realtà, con teste di pecora sgozzate e corpi scuoiati in giro per la città.
In quel momento scopriamo che stiamo vivendo il vero Aid al-Adha nazionale, dove questa usanza è inevitabile. L’aria si ricopre a tratti di acido e diventa pesante, come anche le mie sensazioni nel vedere la scena. Visto che viaggiare serve per scoprire anche usi e costumi nazionali, serve anche per confrontarsi e il pensiero vola alle nostre usanze pasquali in Italia per l’agnello o a Natale il sacrificio della carpa in Repubblica Ceca, con la differenza che la barbaria che si esercita sul sacrificato, si svolge fra le mura domestiche.
Marrakech, la città rossa, una perenne palette di Pantone rosa antico, tendente alla terracotta è una scoperta continua. Le strade gremite di persone e negozi nascondono dietro porte non sospette, giardini intimamente e rigogliosamente tropicali di residenze private o hotel che fanno pensare a miraggi nel deserto. Sono i famosi RIAD.
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Il nostro soggiorno si alterna di avventure cercando di ottimizzare al massimo il tempo per capire cos’è il Marocco. Come ogni città che porta in sé una storia così imponente, difficile da assorbire in pochi giorni. Ma come ogni viaggio che si rispetti, ha lasciato il segno.
La percezione del Marocchino in Italia, e qui non voglio entrare in inutili dibattiti cliché, ha purtroppo una classificazione precaria, quando invece la percezione che si vive sul posto è assolutamente positiva. Vuoi per la cordialità, la disponibilità e il sorriso (che pare sincero) viene percepito in ogni momento, vuoi per la necessità di vendere l’inverosimile o per offrirti un servizio.
Salvo casi estremi al SOUK (mercato principale) dove anche solo per fare una foto da lontano al serpente o alla scimmia, vieni quasi perseguitato con la richiesta di essere pagato. Mi sorge il dubbio che i famosi diritti d’autore e royalties siano nati in Marocco!
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Per chi sta pianificando una visita a Marrakech, consiglio di non farsi mancare tre indimenticabili esperienze: il viaggio in mongolfiera con Ciel D’Afrique, il giardino di Majorelle con annesso il museo di Yves Saint Laurent e un tuffo in piscina nel deserto presso The White Camel Agafay Lodge. La lodge offre cena in tenda beduina, camera con piscina e wi-fi potentissima! Esperienza da mille e una notte con miraggio incorporato. Impensabile, ma vero.
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Yves invece scoprì già la magia di Marrakech nel 1966 e da quel momento la sua vita cambiò portando le sue collezioni nella seconda metà del XX secolo a ribaltare la visione della moda. Il museo a lui dedicato e inaugurato nel 2017 realizzato dallo Studio KO è gemellato con quello di Parigi che aprii le proprie porte solo due settimane prima. 4.000 m2 racchiudono 5.000 creazioni haute couture, 15.000 accessori e 10.000 disegni e fotografie che testimoniamo l’immensa creatività dello stilista che fece dello smoking un capo femminile, dei capi safari, dei modelli da città e modernizzò i kaftani per le gran soirée.
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Il museo affianca il giardino incantato di Majorelle che ospita uno dei più bei musei che io abbia mai visitato. Il museo dei Berberi dove si può scoprire e vivere lo spaccato centenario di questa magnifica popolazione.(continua sotto)
Per il cibo (quello con me, si sa, non manca mai!) puo’ essere scoperto di seguito nei miei ristoranti preferiti, anche se ne avrei visitati molti altri, ma la festa nazionale chiude tutti i battenti per due giorni! Dieta salvata!
Vostra Moni